L’aria azzurra mi mastica la carne e sento la montagna, possente perfetta, sotto le mie gambe nude. È calda. Scivolo lentamente nel sonno, e dal sonno alla metamorfosi. Un vento di spilli scorre le sue dita sulla mia pelliccia d’oro e mi incanto a raccogliere gli odori…dell’erica, del prato, delle mucche lente e brune che ruminano tra i recinti di pietre smosse, il profumo del ghiacciaio che scende fin quaggiù. Un pastore mi scorge. Mi prende a sassate. Potrei trasformarlo in topo e divertirmi con lui per un po’. Ma anche io l’ho guardato. Una donnola ritta su un sasso che scruta le mani grosse e gli occhi azzurri di un pastore…rido…gli comparirò dinanzi bella come un regina, e dire che potrei avere l’età di sua madre…mi divertirò con lui per un po’…e sparirò. Tornerà a cercarmi tra i cespugli d’erica e forse troverà uno dei miei capelli che luccica nel sole. Starà male e il prete lo farà benedire. Io sarò già lontana. Non sono venuta tra queste grandi Alpi per cercare qualcosa. Ma per perderlo…
Non voglio il potere di Tutor Vespertinus.
Non voglio il rispetto dell’Ordine.
Non voglio niente e nessuno, tranne me.
"Quis Super?" che domanda sciocca, l’ho fatto notare al vecchio Magister e lui è arrossito…perché quando rido la mia bocca è rossa come il sangue del sole al tramonto e i miei occhi non sanno nascondersi… " Chi è più in alto?"…dammi la mano e una volta sola vecchio, una volta sola, lasciati guidare da me…
Non l’ha mai fatto.
IO non gliel’ho più chiesto.
Qui tutto è blu e forte. I Bastioni bianco – azzurri della terra. Ti entrano nel sangue, nel sudore, nei calli sulla pelle, nei capelli bruciati dal sole, negli occhi acciecati dalla neve…e sono donna animale terra madre gelo vento pelo stella amante fiore d’erica e un po’ di magia.
Chi può essere più in alto di me?